Professionisti, consulenti universitari, pensionati e impiegati, tutti insospettabili nella maxioperazione anti-pedopornografia che ha visto impegnati oltre 300 uomini della polizia Postale che hanno eseguito perquisizioni e arresti, in 53 province e 18 regioni.

Gli agenti hanno lavorato per diversi mesi sotto copertura su Telegram e WhatsApp, arrivando così a smantellare 16 associazioni criminali ed identificare oltre 140 gruppi pedopornografici.

Sono 432 le persone coinvolte in tutto il mondo di queste 81 sono italiani. Due italiani coinvolti dell’operazione promuovevano e gestivano gruppi pedopornografici, organizzandone l’attività.

Una delle persone arrestate, un impiegato 60enne, deteneva 30.800 file con immagini raccapriccianti e video con «torture» su bimbi di appena 6 mesi.

Il 35% degli 81 italiani indagati dalla Postale milanese si concentra tra Lombardia e Campania. Tra questi ci sono un 71enne napoletano di professione ottico e un 20enne veneziano disoccupato.

In ogni canale Telegram e WhatsApp c’erano regole ben precise per limitare dal massimo l’esposizione e il possibile tracciamento da parte delle forze dell’ordine. Appena c’era il sentore di un pericolo, l’utente veniva espulso dal gruppo.

Oltre allo scambio di video e immagini di violenze su bambini, in alcuni casi i presunti pedofili individuati nel maxi blitz avrebbero offerto anche la possibilità di arrivare ad avere «contatti diretti» con minori vittime di abusi.

Claudio Greggio, presidente dell’Associazione Una Vita Sottile commenta: “Otimo il lavoro degli inquirenti e degli investigatori della polizia, ma è importante anche individuare le piccole vittime, dare un nome ai neonati coinvolti è una priorità individuando con essi anche eventuali complici”. E continua: “questi bambini hanno dei genitori, bisogna localizzarli, a quell’età potrebbero essere nuovamente in pericolo”.

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